Sunday 2 January 2011

Soul: Charles Bradley



















62 primavere, non uno scherzo, eppure uno di quegli interpreti che ti meravigli di non aver ancora incrociato nelle tante e spesso sorprendenti storie di black music. Spalleggiato dalla Menahan Street Band - che già col debutto del 2007 Make The Road By Walking aveva conquistato un ruolo già rilevante. Dicendo così la sua in quel campo fatto di preziosismi vocali che prima ha riportato alla luce le gesta di Sharon Jones e poi quelle di Lee Fileds. Charles Bradley non è solo un nomade musicale, anche la sua esistenza ha conosciuto tappe importanti, nonchè sofferte. Per lavoro è arrivato dal Maine in Alaska, toccando altre cittadine di provincia. In tutto questo è riuscito sempre a ricavarsi un piccolo spazio performativo, continuando a curare il suo timbro così profondo. Dopo esser tornato nella natia Brooklyn, trova finalmente dei sodali per esprimere al meglio le sue potenzialità. La sua esperienza non è liberata unicamente nei testi, ma anche nella sua ruvida vocalità, instradata dal lavoro dietro al banco di regia di Brenneck (che si divide abitualmente tra Dap-Kings e Budos Band) al sempre più gettonato Dunham Studios. No Time For Dreaming, sua nuova fatica discografica datata 2011, è il suono di ieri secondo la declinazione moderna, un canto di speranza per tutte le anime che attraverso la musica intravedono ancora il fine, il messaggio.

3 comments:

Cpt.Stax said...

voce, sentimento, album, spettacolari!

Sir Indigo Moog said...

"Il suono di ieri secondo la declinazione moderna".

Azzeccatissimo Tarkus.

Davvero un gran bel modo per cominciare l'anno, che disco...

Tarkus said...

Voce bellissima.
A tratti mi ricorda Bobby Womack.